Non frequento questo blog da molto tempo. Chi atterra su questo sito potrebbe addirittura pensare che io non sia più in attività: non è aggiornato, è graficamente datato, pieno di bug… aggiungo che anche i testi hanno parti che non mi rappresentano più del tutto e parti mancanti.
Sono orgogliosa di questo sito, l’ho costruito da sola (un amico mi ha aiutato per la parte più tecnica) iniziando nel lontano 2014. Sarò sempre soddisfatta del ruolo che ha avuto nei primi 10 anni di libera professione. Ora è arrivato il momento di rinnovarlo.
Perché proprio ora? Facciamo qualche passo indietro.
Ho iniziato a lavorare del 2014, quando a Pinerolo di nutrizioniste se ne contavano proprio poche. C’era Facebook e poco altro. La dinamica dei social era molto diversa da quella di oggi: piacevano le foto brutte e le ricette raffazzonate, perché era piuttosto chiaro che non era quello il primo lavoro di un nutrizionista. Ci si aspettava un ritmo di produzione dei contenuti piuttosto lento e non c’erano stories, reel e simili.
Ho lavorato molto bene i primi anni, raggiungendo un numero di pazienti e un fatturato modesto, ma dignitoso. Ne ho sempre investito una parte in formazione e attrezzatura, ne ho sempre avanzato a sufficienza da dare un senso alle ore passate in studio o a casa davanti al computer.
Poi ho fatto una cosa che, soprattutto in Italia, è folle: sapendo di avere una partita IVA, ho deciso di avere un bambino. Nel 2018 sono rimasta incinta, nel 2019 sono diventata mamma: ho avuto un post parto difficile e mi sono concessa il lusso di assentarmi 5 mesi dallo studio. Al mio rientro ho notato le prime fatiche, legate anche alla mia impossibilità di tornare a lavorare fino alle 21 o di sabato. Ma pian piano qualcosa stava migliorando… appena ho iniziato a ingranare un po’ ecco l’inizio della pandemia.
Sono stati mesi difficili, chiusa in casa con un bambino di un anno, sola (mio marito ha fatto pochissimo smart working), a cercare di tenere insieme i pezzi. Per evadere aprivo i social e leggevo di gente che si annoiava, che cucinava (il mio frigo era spesso desolatamente vuoto e non riuscivo neanche a mangiare con regolarità), colleghi che ne approfittavano per fare tanti corsi di aggiornamento e per creare una rete di consulenze online di successo. Io cercavo di star dietro a tutto mentre mio figlio dormiva (poco) e mi consumavo.
Avendo sempre avuto il desiderio di allargare la famiglia e capendo che la mia situazione professionale era abbastanza tragica, abbiamo deciso di non aspettare troppo e nel 2021 è nata mia figlia. Questa volta la pausa è stata più lunga, di 10 mesi: un altro post parto difficile, il Covid che faceva ancora paura, una stanchezza fisica e mentale importanti… mi sono concessa un privilegio che le partite IVA non hanno.
So che 5-10 mesi di maternità sono tempi considerati abbastanza normali, ma lasciate che vi scriva un paio di dati. Le libere professioniste non hanno diritto alla maternità, né all’allattamento né ai congedi parentali (d’altronde, non abbiamo neanche la mutua). Abbiamo un’indennità di maternità che viene erogata una tantum e che si può richiedere solo a parto avvenuto: corrisponde a 5 mensilità all’80% calcolate in base all’ultima denuncia dei redditi. Nel mio caso, la seconda indennità è stata calcolata sull’anno in cui non ho lavorato per 5 mesi e per i restanti ho fatto quello che potevo. Ovviamente quando rientriamo a lavorare non abbiamo il 100% di uno stipendio, ma dobbiamo ricostruire tutto da capo, poco importa che negli anni della pandemia i nutrizionisti siano cresciuti come funghi e il loro valore venga calcolato principalmente sul numero di follower. Durante la pandemia sono stati dati aiuti ai liberi professionisti che hanno dimostrato un calo di fatturato del 30%: non avendo guadagnato un granché nel 2019, non ho avuto un calo così netto nel 2020 che è stato semplicemente penoso come l’anno precedente. Quindi non ho ricevuto nulla.
Sinceramente, la voglia di chiudere tutto per dedicarmi alla famiglia e agevolare la carriera di mio marito si presenta spesso. Perché non l’ho ancora fatto? Per tanti motivi, soprattutto perché in questi sei anni sono rimasta a galla solo con il passaparola. È grazie a questo se ho sempre chiuso i miei bilanci senza il segno meno davanti (certo, non ho avanzato a sufficienza neanche per pagare il nido, ma almeno non sono stata un peso). Se per sei lunghi anni sono riuscita a sopravvivere grazie al passaparola fisico, non online, tra le persone che ho aiutato fino ad adesso, credo di poter dire di fare bene il mio lavoro.
Sei anni sono lunghi e ora sono stanca di aspettare che arrivino tempi migliori. Ho messo in gioco molte risorse: economiche, fisiche, mentali, di tempo… le abbiamo messe in gioco tutti insieme, in famiglia, per permettermi di ripartire.
Sto costruendo un sito nuovo: questa volta mi affido ad una squadra di donne freelance coraggiose. I primi scambi di email risalgono alla scorsa estate e il sito sarà online la prossima estate. Il motto della mia web designer è “Troppe volte l’urgente non lascia tempo per l’importante” e non potrei essere più d’accordo con lei.
Stiamo facendo un lavoro attento e capillare, stiamo curando ogni dettaglio per restituire un sito autentico. Sto elemosinando recensioni su Google, perché alla modernità un po’ devo arrendermi. Sto ragionando su come gestire i social: non sarò una produttrice di contenuti che accontentino l’algoritmo, se avrò qualcosa da dire lo dirò, altrimenti non contribuirò ad aumentare la confusione solo per essere premiata con qualche like.
Ho in mente un sacco di progetti che tengo nel cassetto da anni e che voglio realizzare.
Ho studiato tantissimo in questi anni: ad esempio sabato ho concluso il corso di perfezionamento con SNIP e non ho neanche un reel che lo racconti. Pian piano aggiornerò tutto per farmi (ri)conoscere meglio, ma mai a scapito del lavoro in studio, dell’attenzione per i miei pazienti, della privacy della mia famiglia e della mia sanità mentale.
A presto