Quanta confusione nella questione “Toxo”!

Il Toxoplasma gondii (che viene ben descritto anche nel libro di Giulia Enders che ho recensito qui) è un parassita che vive nell’intestino dei gatti e di altri animali e che può causare nell’uomo la toxoplasmosi, una malattia spesso asintomatica, ma pericolosa se contratta durante la gravidanza: in questo caso i pericoli per il feto sono importanti. Ecco perché tutte le gestanti vengono sottoposte al toxo-test che, mediante un normale prelievo di sangue, permette di capire se la donna ha già contratto in passato la malattia, e ne è quindi immune, oppure no: la gestante toxo-ricettiva deve sicuramente avere qualche cautela in più dal punto di vista igienico rispetto alla “collega” toxo-immune.

Siccome il parassita viene ucciso dalla cottura, spesso si banalizza la questione vietando alle donne toxo-ricettive tutti gli alimenti animali crudi quali pesce, uova, carne e affettati. Ed ecco che le frasi che più frequentemente sento dire sono “Mannaggia, non posso mangiare il salame come le altre future mamme perché non ho fatto la toxo” oppure “Posso mangiare di tutto, tanto ho fatto la toxo”. Niente di più sbagliato!

La questione si divide tra l’aspetto nutrizionale e l’aspetto igienico.

Per quanto riguarda il primo, nessuna donna incinta dovrebbe mangiare il salame! L’alimentazione della donna in gravidanza dovrebbe essere il più salutare possibile: se già normalmente i salumi vengono sconsigliati se non saltuariamente (quindi meno di una volta a settimana) e gli affettati poco più (diciamo una volta a settimana), nel caso delle future mamme i tempi dovrebbero dilatarsi ancor di più: l’ideale sarebbe astenersi dal consumo di carni conservate durante tutta la gravidanza perché contengono additivi, conservanti e molto sale (che peggiora il rischio di ritenzione idrica ed ipertensione).

Dal punto di vista igienico, invece, anche le donne toxo-immuni dovrebbero astenersi dal consumo di alimenti di origine animale crudi (carni, pesci, uova e quindi salse come maionese, latte crudo e formaggi da esso prodotti, con l’eccezione di quelli molto stagionati come il Parmigiano…) perché non esiste solo il toxoplasma! Spesso il rischio è quello di contrarre la salmonella e la Listeria monocytogenes, batteri altrettanto pericolosi. La marinatura e l’affumicatura non sono sufficienti.

Inoltre il prosciutto cotto non è sicuro per le gestanti toxo-ricettive: se affettato con utensili contaminati (la classica alternanza di prosciutto crudo e cotto nell’affettatrice del salumiere) può essere contaminato comunque.

Ma la vera differenza tra una donna in dolce attesa toxo-ricettiva rispetto all’amica toxo-immune è la gestione dei vegetali: il toxoplasma può contaminare i vegetali crudi (banalmente un orto frequentato da gatti potrà avere l’insalata contaminata, ad esempio). La soluzione è duplice: tutto ciò che viene cotto può essere consumato con tranquillità, quindi via libera a tutte le verdure cucinate. Se si vogliono invece consumare vegetali crudi (cosa comunque fortemente consigliata per il patrimonio vitaminico e minerale), l’unica alternativa è lavarli molto bene con una spugnetta (da cambiare sovente!). Si consiglia di lavare anche ciò che potrà poi essere sbucciato per non contaminare le mani e il coltello che poi entreranno in contatto con la parte edibile. Ci si dovrebbe comunque astenere dal consumo crudo di alimenti porosi, come le fragole, che non possono essere lavate adeguatamente.

Va da sé che una gestante toxo-ricettiva non potrà fidarsi delle verdure crude servite fuori casa e il vero limite è proprio questo: se non assolutamente certa del lavaggio, sarà vincolata a mangiare solo verdure cotte.

Quindi non è il salame che separa le fortunate toxo-immuni dalle sfortunate toxo-ricettive, ma i sarzet*!!

*Altrimenti noti come valeriana o songino… teoricamente lavabili uno per uno, ma non ho mai trovato nessuno che si sia cimentato nell’impresa